venerdì 9 settembre 2011

IL CONTRIBUTO DI MONICA FARINELLI


Rilascio sul blog il contributo di Monica, precaria come noi. Ricordo che, chiunque volesse, può inviare il suo contributo a storiediunprecario@hotmail.com

“Da grande voglio fare la maestra!” “Quando sarò grande farò la veterinaria” “…farò la mamma, anzi la cuoca!” la voce di bambina innocente, che cambiava prospettive per il suo futuro come se fossero vestiti, era la mia, ma potrebbe essere quella di chiunque. A cinque anni ho saltato a piè pari il sogno di diventare ballerina, preferendo il pilota di formula uno. A sette anni dirigevo, con la mia migliore amica, un giornalino seguito assiduamente da ben due persone (per la serie dal produttore al consumatore a km 0), mentre lottavo con le velleità di fare la segretaria. A nove ho scoperto che il disgusto per i vermi (compresi quelli solitari) mi avrebbe impedito di diventare una luminare della medicina veterinaria ed in un periodo di crisi d’identità e forte senso di giustizia, già mi vedevo ad urlare “Obiezione!!” con una cartellina di cuoio tra le mani. E poi scrittrice, fotografa, illustratrice, speaker radiofonico…
Non è che io fossi tanto diversa da tutti gli altri bambini, anzi, e per fortuna che fin da piccoli siamo piuttosto sfaccettati, perché vista la situazione attuale, è meglio che la nostra generazione mantenga una certa elasticità mentale, psicofisica e professionale. Vi spiego. Del resto ci avevano avvertiti, siamo stati noi ad essere sciocchi a non cogliere! Ma sì, lo dovevamo capire subito! La nostra infanzia è stata segnata profondamente ed indelebilmente. Come? Insomma, pensateci bene, qual’era il giocattolo per eccellenza della nostra generazione? Vi aiuto: bella, bionda, occhi azzurri e già con il seno di plastica: Barbie! Ora, seguitemi attentamente: perché ogni mese usciva una Barbie specializzata in un mestiere diverso??? Ci stavano avvisando! Ci stavano illustrando e preparando alla dura realtà! Prima giochi un po’ con Barbie otorinolaringoiatra, poi con Barbie pilota di gatto delle nevi, passando per il centro anziani della Famiglia Cuore, cercando disperatamente di aprirti una caffetteria raffinata come la sognano Tania e Cicciobello, mentre in alternativa progetti un allevamento di Mini Pony purissimi. E intanto ti abitui, ti abitui a vivere diverse realtà professionali e piano piano capisci quello che solo ora ho capito: Barbie era precaria! Mi ero sempre chiesta perché la povera Barbie nonostante la relazione stabile con Ken (quella con Big Jim fu solo una notte di sesso) non avesse neanche un figlio? Tutta colpa dei contratti a progetto, che non le garantivano la maternità. E così cambiava lavoro di mese in mese perché le scadevano le assunzioni a tempo determinato! Per non parlare di Ken, che oltre a fare il surfista e comprare Porsche prosciugando il conto in banca, non contribuiva un granchè. E io che pensavo fosse una mantenuta con le idee confuse!
Insomma con questo background infantile, sono arrivata a pochi mesi prima dell’iscrizione universitaria ancora indecisa sulla facoltà da intraprendere. Ma questo è un altro capitolo…

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