martedì 11 ottobre 2011

IL CONTRIBUTO DI G.L.


Vi riporto il contributo inviatomi da G.L. che ci parla dei consulenti (non riportiamo il nome per intero per paura che lo licenzino...). Ricordo che potete mandare la vostra collaborazione al blog a "storiediunprecario@hotmail.com".


Non so se avete mai sentito parlare dei “consulenti” nelle grandi aziende. Essi sono dei professionisti che, secondo il loro contratto, sono pagati per fornire il proprio parere su questioni di natura economica/ingegneristica/legale/informatica o quant’altro.
In teoria potrebbero lavorare anche da casa: quando c’è bisogno della loro opera vengono contattati, producono ed inviano il risultato.
Lavoro bellissimo, niente da dire. Tutte le comodità della libera professione e la garanzia di avere un cliente fisso e solvibile, ossia l’azienda, con cui ti leghi, senza alcuna esclusiva, per mesi.
Direte: qual è il problema? Bene, come in ogni cosa, la pratica può divergere dalla teoria. Il consulente, molto spesso, è tenuto a garantire la propria costante presenza in ufficio e svolgere in tutto e per tutto le medesime mansioni del dipendente. Solo che è pagato sensibilmente meno, non ha diritto a contributi, buoni pasto, assicurazioni, agevolazioni ed il contratto scade fatalmente il 31 dicembre. Rinnovabile, eh, sempre se fai il buono, “che tanto co’ sta crisi ne trovamo un altro in cinque minuti”.
Così le aziende risparmiano. Il tuo contratto dice che dovresti lavorare da casa su 4 cavolate, ma devi essere in ufficio, full time, e fare tutto. Sai quando entri ma – siccome sei un libero professionista – non quando esci. Hai l’e-mail, magari ti danno pure un telefono, devi produrre reportistica su quello che fai, devi partecipare alle riunioni… fai tutto quello che fanno loro. Ma tu sei un diverso, quasi un minorato. I dipendenti, che in questa (virtuale) gerarchia sono tuoi superiori, forti della loro (misera, poverini) posizione di supremazia, non mancano di farti pesare il gap… un giovane, se brillante, rischia di mettere in discussione il loro valore, e Dio solo sa quanto questi ci tengano alla carriera. E quindi eccoli, subito a fare la spia al capo se il consulente che sta lì da 3 mesi fa una minchiata. E poi vuoi mettere che bello avere finalmente qualcuno da vessare, dopo una vita così triste sempre in ufficio? Guadagnano 3000 euro e ne danno 1500 alla baby sitter. Che furbi.
E quindi ti chiedi: ma che prospettive ho di assunzione? E ti ricordi di quello che ti hanno detto al colloquio: nessuna ragazzo, c’è la crisi. E tu hai accettato perché quello era meglio di niente. Certo, se uno va via, va in pensione, muore… io potrei essere pronto… hmm ma sono tutti del ’70… però magari uno trova un altro posto… E poi scopri che al dipartimento del piano di sotto lo stagista è stato assunto a tempo indeterminato perché il padre c’aveva gli agganci con l’autorità garante della fava. Ah si, è vero, ora ricordo… l’Italia.
Poi un giorno hai l’illuminazione: aspetta, però io ho l’orario, il report, il telefono, le e-mail… se vado da un giudice del lavoro li massacro! Va bene, i dipendenti venduti testimonieranno contro di me, diranno che non mi hanno mai visto, loro devono fare carriera… ma io c’ho le mail, ho le prove, io vinco. Io dimostro che sono un dipendente, avrò tempo indeterminato e differenze retributive, haha!
Certo, ma se poi mi assumessero davvero? Io sarei quello che è entrato per ordine del giudice. Sai che mobbing… vabè, ma io combatterò ogni giorno. Sarà stancante, ma io combatto. Lavoro e combatto. Hmm.
Vabè ma io lo faccio. Vado da un avvocato e lo faccio. Oggi mi hanno dato la colpa per un casino che hanno combinato loro, gliela faccio pagare.
Però poi torni e… eccoli lì, i tuoi colleghi consulenti precari… simpatici, leali, tutti con i tuoi stessi problemi. Tutti che vorrebbero una famiglia, tutti che ormai hanno superato i 30 anni e c’è quel diffuso senso di aver “perso il treno”. Ma dai quest’anno l’Inter fa ridere quel film non si può vedere oh domani sera vengo a casa tua che giochiamo tutti a Fifa. Siamo amici, sul serio! Hmm. E se fai causa? La prima cosa che i capi faranno in azienda… zac, fuori tutti. Troppe persone che potrebbero far causa a loro volta. Via, via, tutti in mezzo a una strada.
E allora no, non vale la pena. Mi sarò venduto per un piatto di lenticchie con questa storia della consulenza, ma bastardo non ci divento! Così venderei anche loro, e alla fine cosa avrei? Due piatti di lenticchie? No no! Piuttosto cerco un altro posto, che cavolo… Google… Lettera di dimissioni... Copia e incolla. Nel frattempo, mentre cerco il coraggio di consegnarla, sono però contento di guardarmi allo specchio. Mica è da tutti!

4 commenti:

  1. in fondo il lavoro non è tutto, così ci dicono da sempre....
    non è tutto già, ma a volte si prende tutto...
    la nostra voglia di lavorare, la semplicità con cui lo facciamo, la limpidezza delle nostre azioni.....
    è sempre bene riuscire a guardarsi allo specchio ed essere contenti di cio' che si è....
    magari un pò sconfortati, ma con il coraggio di starci tutto il giorno lì davanti...
    non bisogna mai perdersi dietro alle cattiverie e non bisogna mai smettere di sognare e pensare positivo....
    intanto io sono precaria, ma nel posto che ho sempre sognato...finchè dura sarà bello....ma nella morsa del ricatto non mi ci metto!!!

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  2. ciao! grazie del commento, molto bello! :)

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  3. consulente alle Nazioni Unite, con contratti di tre mesi in tre mesi... da 2 anni. Bel post!

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  4. ringraziamo G.L. che come avrete intuito non può essere Gianni Letta.

    Dennis

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